Venerdì 23 Maggio, a sedici anni dall'assassinio di Giovanni Falcone con la moglie e la scorta, a Perugia si dice "NO" alla mafia.
Il convegno "Educare la cittadinanza" si è tenuto alle ore 17,30, presso la Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni (la Regione).
Sebbene il numero totale dei partecipanti possa far pensare a un disinteresse nei confronti del tema, il dato confortante è che ben il 30% dei presenti era composto da giovani.
A condurre la serata Umberto Santino, del Centro Peppino Impastato, autore di molti volumi sulla mafia, in cui ne analizza con grande competenza le varie componenti.
Nella sua biografia Santini può certo vantarsi delle conoscenza diretta di Falcone e Impastato e della fondazione del Centro intitolato in seguito al giovane di Cinisi ucciso per mano mafiosa.
Sono molti i luoghi comuni che si sono diffusi nel tempo riguardo sia al fenomeno mafioso, che all'antimafia. Combatterli non è facile, specie se la "questione criminalità organizzata" non è al centro di una campagna d'informazione adeguata.
Alcuni di questi stereotipi, privi di ogni fondamento scientifico, sono stati dibattuti durante la serata.
Ad esempio è assolutamente infondato ritenere che la mafia esista solo quando spara; anzi, in quei momenti è in difficoltà, e quando non ricorre alla violenza eclatante significa che riesce a condurre i propri affari senza problemi. Per la mafia uccidere è l'ultima ratio, perché può sì servire da avvertimento per gli eventuali ribelli, ma è altrettanto vero che attira l'attenzione dei media e scatena una forte reazione delle forze dell'ordine.
E' inoltre infondata l'idea che l'antimafia sia nata negli ultimi decenni. Infatti essa è congenita alla nascita della mafia stessa. Sin dall'Ottocento i movimenti di contadini, estremamente seguiti in Sicilia, hanno combattuto i gabelloti mafiosi assoldati dai latifondisti per mantenere con la violenza l'ordine nelle campagne. L'antimafia non si è mai fermata, ed è stata collegate alle lotte contadine fino al secondo dopoguerra; in seguito, negli Anni '60-'70 è stata una lotta di minoranze, finché negli Anni '80 le prime associazioni se ne sono prese carico.
La mafia non è, come si crede, un fattore culturale, nè tantomeno quella de Il Padrino. La mafia è un fenomeno complesso, che non và sottovalutato nè sopravvalutato.
Occorre informarsi, abbandonare ogni pregiudizio e non dimenticare che ciascuno di noi può fare qualcosa contro la mafia.
Il convegno "Educare la cittadinanza" si è tenuto alle ore 17,30, presso la Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni (la Regione).
Sebbene il numero totale dei partecipanti possa far pensare a un disinteresse nei confronti del tema, il dato confortante è che ben il 30% dei presenti era composto da giovani.
A condurre la serata Umberto Santino, del Centro Peppino Impastato, autore di molti volumi sulla mafia, in cui ne analizza con grande competenza le varie componenti.
Nella sua biografia Santini può certo vantarsi delle conoscenza diretta di Falcone e Impastato e della fondazione del Centro intitolato in seguito al giovane di Cinisi ucciso per mano mafiosa.
Sono molti i luoghi comuni che si sono diffusi nel tempo riguardo sia al fenomeno mafioso, che all'antimafia. Combatterli non è facile, specie se la "questione criminalità organizzata" non è al centro di una campagna d'informazione adeguata.
Alcuni di questi stereotipi, privi di ogni fondamento scientifico, sono stati dibattuti durante la serata.
Ad esempio è assolutamente infondato ritenere che la mafia esista solo quando spara; anzi, in quei momenti è in difficoltà, e quando non ricorre alla violenza eclatante significa che riesce a condurre i propri affari senza problemi. Per la mafia uccidere è l'ultima ratio, perché può sì servire da avvertimento per gli eventuali ribelli, ma è altrettanto vero che attira l'attenzione dei media e scatena una forte reazione delle forze dell'ordine.
E' inoltre infondata l'idea che l'antimafia sia nata negli ultimi decenni. Infatti essa è congenita alla nascita della mafia stessa. Sin dall'Ottocento i movimenti di contadini, estremamente seguiti in Sicilia, hanno combattuto i gabelloti mafiosi assoldati dai latifondisti per mantenere con la violenza l'ordine nelle campagne. L'antimafia non si è mai fermata, ed è stata collegate alle lotte contadine fino al secondo dopoguerra; in seguito, negli Anni '60-'70 è stata una lotta di minoranze, finché negli Anni '80 le prime associazioni se ne sono prese carico.
La mafia non è, come si crede, un fattore culturale, nè tantomeno quella de Il Padrino. La mafia è un fenomeno complesso, che non và sottovalutato nè sopravvalutato.
Occorre informarsi, abbandonare ogni pregiudizio e non dimenticare che ciascuno di noi può fare qualcosa contro la mafia.
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